venerdì 20 dicembre 2013

Correre per dimagrire o per non ingrassare

CORRERE PER DIMAGRIRE O PER NON INGRASSARE

Prima era in uso dire “bello grasso “ oggi si dice “ bello magro”. Oggi essere magri, lo dimostrano diversi studi significa essere piu’ sani dei grassi. Star bene significa quindi essere razionalmente e non esageratamente magri. La esasperata ricerca di un eccesso di magrezza porta al cannibalismo, ovvero a mangiarsi i muscoli che non è certamente una situazione di benessere. La corsa può contribuire moltissimo a far star bene, mostro qualche consiglio affinché possiate perdere il grasso in eccesso non quello necessario. I modo sono diversi. Chi ha tempo voglia ed adeguata motivazione corre due ore al giorno e sicuramente dimagrisce. Arriverà però ad un punto che sarà dimagrito troppo e smetterà di correre perché non avrà piu’ voglia. Bene ora proponiamo alcune idee diverse dal normale modo di pensare il rapporto fra corsa e dimagrimento.

Prima di tutto sappiate che dimagrire significa perdere grasso non perdere peso!

Talvolta succede, nelle donne in particolare, questo fatto. Durante i primi periodi di inizio della pratica regolare della corsa si assiste ad un aumento di peso con grandiosa arrabbiatura degli interessati. In un primo tempo infatti i muscoli possono reagire alla pratica della corsa con accumulo di acqua. E’ questo che può causare il problema descritto. Per vedere di nuovo splendere la luce negli occhi delle o degli interessate/i è bastato chiedere loro il risultato della prova gonna o pantalone.

La prova viene superata dalla stragrande maggioranza delle o degli interessate/i che nonostante i capricci dell’ago della bilancia vedono i loro punti “ critici” assottigliarsi.

Quali sono i punti cardini:
1) continuità: lo stimolo allenante anche se rivolto a questo scopo deve essere “somministrato” a cadenza regolare. I nostri amici dovrebbero almeno correre un giorno si ed un giorno no. Se corrono un giorno alla settimana e non dimagriscono o dimagriscono in minima parte la colpa è solo loro.

2) scelta modalità migliore: è meglio correre 40’ tutti i giorni che 60’ un giorno si’ ed uno no. Cosi’ come correre 20-30’ due volte al giorno garantisce miglior risultati rispetto a correre 30-40’ una vola al giorno. L’effetto dimagrimento avviene dopo che siete fermati. Quel rossore, quella strana sensazione che avvertite dopo l’arrivo è proprio quella giusta perché è proprio mentre avvertite queste sensazioni che dalle vostre cellule adipose il grasso se ne va. Un'alternativa eccellente per ottimi risultati è correre a digiuno, si senza prendere nemmeno un caffè. Bevete un bicchiere di acqua se avete bisogno, ma non è cosi necessario. I risultati li vedrete subito sui vostri punti critici. Già che ci siete vi consigliamo di non abbuffarvi subito sulla colazione, ma di aspettare un po’, almeno un’oretta se possibile. Vedrete i risultati saranno immediati.

4) velocità corsa: correre alla stessa andatura per 120’-180’ minuti è indubbio che fa dimagrire. Ma il tempo dedicato alla corsa potrà essere ottimizzato variando l’andatura di corsa all’interno dello stessa seduta.

Dimagrire significa anche sviluppare maggiormente le qualità muscolari. Piu’ percentuale di muscolo abbiamo piu’ alto diventa il metabolismo basale piu’ semplice diviene “bruciare i grassi” ed evitare che diventino grasso sottocuneo. Quindi correre su percorsi collinare fa perdere piu’ grasso che correre su percorsi pianeggianti a parità di andatura s’intende.

Ma non dimentichiamo che i soggetti sedentari e/o sovrappeso devono avvicinarsi gradualmente a queste preziose regole per massimizzare il dimagrimento. Per iniziare è sufficiente  fare una passeggiata di 30 minuti tutti i giorni per un mese, e poi passare a 2 passeggiate giornaliere di 25 minuti. E i risultati vengono da soli...



Giuseppe Izzo
Nutrizionista
Istriuttore Fitness

domenica 15 dicembre 2013

Feste di Natale

Cosa mangiamo durante le feste di Natale
Le feste di Natale prevedono una vigilia festosa la sera del 24, oppure un pranzo il giorno di Natale e un altro pranzo il giorno di Santo Stefano. Proseguendo ci rimettiamo a tavola per festeggiare l’ultimo dell’anno, il pranzo del primo, poi il giorno della Befana. Bene che vada, abbiamo festeggiato 5 ricorrenze che prevedono cene o pranzi decisamente abbondanti. Ognuno di questi pasti può fornire da 3000 a 6000 calorie (Kcal), per restare mediamente bassi calcoliamo che ogni giornata di festa tra: colazione con un po’ di panettone, pranzo o cena con tanta aria di festa, qualche brindisi augurale con amici e parenti, possa apportare 4.000 Kcal. Aggiungendo altre calorie extra derivate da altri alimenti come pandoro, cioccolata, torroni, maron glacé, salumi e frutta secca, è probabile ritrovarsi a metà gennaio con dei chili in più.

Per non rovinare la nostra linea si può decidere di festeggiare la vigilia e moderarsi il giorno di Natale o viceversa, perché anche il giorno di Santo Stefano offre un’altra occasione per stare a tavola. Stesso discorso per l’ultimo dell’anno, se preferiamo lasciarci andare l’ultima notte cerchiamo di moderare il pasto del primo giorno dell’anno.
Anche se riusciremo a moderarci vale sempre la pena ricordare che mangiare 5 pasti al giorno, colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena, rispettando le calorie che dovremmo assumere in una giornata e per ogni pasto, mantiene attivo il metabolismo.
Non vale la pena cercare di mangiare meno agli spuntini, o saltarli completamente. Ricordate che una colazione equilibrata non solo è importante, ma vi aiuta a mantenere il giusto peso perché riattiva subito il metabolismo dopo il digiuno della notte. Lo snack pomeridiano, non solo vi serve per darvi l’energia nel pomeriggio perché sicuramente avete optato per un pranzo un po’ scarso, ma soprattutto vi permetterà di mettervi a tavola a cena con il giusto appetito evitando di abbuffarvi.

Se durante tutti questi giorni di festa, tra pranzi o cene, siamo in grado di mantenerci su un eccesso calorico di circa 300 calorie al giorno la nostra bilancia non salirà più di 1 chilo. Comunque per consumare l’energia in più si può aumentare l’attività fisica, ad esempio una camminata di 30 minuti ad una velocità moderata di circa 4 km orari, così da smaltire, al ritmo di 3 calorie al minuto, l’eccesso calorico assunto.

Ora riporto i dati nutrizionali di alcuni alimenti che fanno “lievitare” le calorie assunte.

Alcuni dolci natalizi:
  • Panettone tradizionale:
un panettone da 1 kg viene solitamente suddiviso in 6 o 8 fette, una porzione (fetta) la consideriamo pari a 150 grammi. La fetta di panettone apporta circa:
Energia totale, calorie: 542 Kcal
da carboidrati (zuccheri) 314 Kcal
da grassi 190 Kcal
da proteine 38 Kcal

  • Pandoro tradizionale:
considerata una fetta da 150 grammi una porzione apporta:
Energia totale, calorie: 610 Kcal
da carboidrati (zuccheri) 330 Kcal
da grassi 240 Kcal
da proteine 40 Kcal

  • Torrone tradizionale con mandorle:
Il torrone pesa molto di più di un dolce lievitato a parità di volume, calcoliamo una porzione da 100 grammi che apporta circa:
Energia totale, calorie: 507 Kcal
da carboidrati (zuccheri) 223 Kcal
da grassi 254 Kcal
da proteine 30 Kcal

Non possiamo dimenticare il nostro panpepato
  • Panpepato
Il panpepato è un dolce tipico regionale, molto calorico e grasso: il miele funge da legante e dolcificante, ed è un alimento di facile digeribilità, che apporta proteine, sali minerali e vitamine. Calcoliamo una porzione da 100 grammi che apporta circa:
Energia totale, calorie: 409 Kcal
da carboidrati (zuccheri) 236 Kcal
da grassi 137 Kcal
da proteine 36 Kcal


Alcuni primi - secondi di Natale
  • Tortellini in brodo 
La pasta ripiena cruda è 200 grammi e il brodo riempie tutta la fondina, una porzione apporta:

Energia totale, calorie: 848 Kcal
da carboidrati (zuccheri) 140 Kcal
da grassi 352 Kcal
da proteine 356 Kcal

  • Zampone di Modena IGP cotto.
La sola porzione di carne da 150 grammi apporta:

Energia totale, calorie: 410 Kcal
da carboidrati (zuccheri) 15 Kcal
da grassi 263 Kcal
da proteine 132 Kcal



AUGURI DI BUONE FESTE!



Alimentazione e cancro

ALIMENTAZIONE E CANCRO

Oggi, purtroppo, si registrano numerosi nuovi casi di tumore e il loro numero cresce vertiginosamente.
Da una parte abbiamo l’ambiente che ci circonda con tutte le sostanze inquinanti, ma i nostri comportamenti errati rendono il nostro organismo un perfetto ospite per il tumore stesso.
Sicuramente avete sentito parlare svariate volte di obesità, scarsa attività fisica, basso consumo di frutta e verdura, e sono proprio questi i più gravi errori che ci rendono più suscettibili nella manifestazione di una forma tumorale.
Per ridurre al minimo questo rischio possiamo attuare la “chemioprevenzione oncologica”, cioè la possibilità di favorire nell’ospite condizioni generali capaci di ostacolare la progressione neoplastica, che rappresenta un approccio complementare al trattamento delle neoplasie e delle loro complicanze. I tumori rappresentano una malattia in continua e inarrestabile evoluzione, dal momento della mutazione iniziale fino allo sviluppo di lesioni metastatiche. Questo periodo di tempo, durante il quale i tumori “vanno di male in peggio”, può rappresentare la finestra temporale in cui la chemioprevenzione oncologica può agire.

Numerose prove sperimentali e indagini epidemiologiche contribuiscono a sostenere che il rischio di sviluppare una malattia neoplastica è fortemente influenzato dal regime dietetico, e che il tipo di dieta può favorire o ostacolare la crescita tumorale. L’obesità e l’alcolismo, che sono anche alla base di un incrementato stato infiammatorio, possono promuovere la crescita neoplastica, e una dieta ipercalorica riduce la capacità dell’organismo di rimuovere potenziali sostanze cancerogene. In contrasto, l’acido folico, il selenio, la vitamina A, C ed E della dieta possono contribuire alla rimozione di potenziali cancerogeni, all’inibizione della loro attivazione, ostacolando l’insorgenza di effetti mutageni.
Studi condotti in differenti aree geografiche ha consentito di accertare che l’uso combinato di vitamina A, E e selenio riduce la mortalità per malattie neoplastiche.
Il tumore polmonare rappresenta il più frequente tumore dell’uomo, e la sua insorgenza è strettamente associata al fumo di sigarette. In forti fumatori, una dieta ricca in frutta e vegetali è risultata, almeno in parte, protettiva. Il fumo rappresenta un esempio di danno in cui fattori ambientali e nutrizionali cooperano, in quanto il fumo rappresenta sia una via di ingresso per numerose sostanze cancerogene, sia la causa della riduzione delle riserve dell’organismo di composti antitumorali (riduzione Vit. C).
L’incidenza del tumore della mammella, tumore più frequente nella donna, è strettamente associata ad una dieta ricca di grassi e all’obesità, specialmente di tipo addominale. Studi epidemiologici hanno permesso di includere tra i fattori di rischio dei tumori mammari il consumo di alcool, specialmente in donne con regimi dietetici poveri di acido folico.
E’ stato, inoltre, rilevato che l’insorgenza del tumore della prostata e del colon si associa ad un eccesso di grassi animali nella dieta.
Significativo è il riscontro che l’attività fisica, un mezzo utile per il mantenimento di un appropriato rapporto tra “massa grassa e massa magra”, riduce il rischio di tumori del colon e della mammella.
Da studi più recenti è emerso che tra gli alimenti, l’aglio, la cipolla, il tè verde e il vino rosso proteggono dall’insorgenza dei tumori con meccanismi, quali l’inibizione della neoangiogenesi tumorale, che possono lasciar prevedere l’uso dei composti attivi da essi derivati nella terapia dei tumori.

Da tutte queste evidenze scientifiche emerge che un’adeguata alimentazione costituisce quindi uno strumento per combattere l’insorgenza dei tumori e la loro progressione.
Non dimentichiamo di mangiare almeno 3 porzioni di frutta e verdura al giorno, di controllare il nostro peso corporeo e fare almeno delle passeggiate giornaliere.
Come vedete E’ POSSIBILE FARE QUALCOSA PER OSTACOLARE QUESTA CRESCITA DI NUOVI CASI DI TUMORE.

Giuseppe Izzo
Nutrizionista

martedì 10 dicembre 2013

Allenamento intenso, prolungato...e sovrallenamento.

Molti sono pigri e non fanno attività fisica a sufficienza, e altri mi chiedono "Posso allenarmi tutti i giorni, 3-4 ore alla volta. Va bene?" 

Colgo l'occasione per chiarire i pro e i contro dell'attività fisica.
Qualsiasi attività fisica, commisurata alla condizione e allo stato di salute del singolo individuo, porta numerosi benefici all'organismo come la riduzione del battito cardiaco, riduzione della pressione arteriosa, migliora l'umore, influenza il corretto funzionamento intestinale, e potrei continuare quasi all'infinito.
Ma spesso la passione e la super motivazione portano a strafare e il riposo diventa una necessità, quasi un obbligo.
Per questo nel progettare un programma di allenamento vanno considerati i tempi di lavoro e i tempi di recupero al fine di evitare inutili sovraccarichi o allenamenti troppo blandi da non stimolare nessun miglioramento.
Il modo migliore per non esagerare è quello di affrontare in modo serio sia la singola seduta di lavoro che l’intero piano annuale. Quindi, bisogna ponderare gli allenamenti nel tempo ed effettuare sia cicli di training di alta intensità sia di bassa-media intensità.
La soluzione migliore è eseguire un piano annuale e programmare gli allenamenti in base agli impegni agonistici/amatoriali, prevedendo anche allenamenti più leggeri e periodi di riposo.
In alternativa, per i soggetti che praticano l'attività fisica a livello amatoriale consiglio di non superare le 2 ore di training medio-alto, per un massimo di 4 giorni a settimana. In questo modo l'organismo ha la possibilità di riposarsi e ripristinare le condizioni fisiologiche.

Cosa succede se non si rispettano queste semplici regole?

Si manifestano le condizioni di affaticamento dovuto al sovrallenamento, in quanto si manifesta la produzione eccessiva di sostanze "negative" (radicali liberi).
L’affaticamento è dovuto specialmente alla riduzione e all’esaurimento delle riserve energetiche utilizzate per effettuare un esercizio. Mentre il recupero permette il ripristino delle riserve energetiche e delle condizioni fisiologiche dello stato redox.
Spesso il recupero viene sottovalutato o addirittura non considerato importante quanto l’esercizio, ed è facile in questa condizione arrivare a livelli di sovrallenamento o “overtrainining” condizione tale da determinare una riduzione della performance fisica.
Allenarsi duramente, quindi, può risultare se non dannoso poco utile.

Come rendersi conto del troppo allenamento?

E' facile accorgersi che ci si allena poco, perché non ci sono miglioramenti, è più difficile rendersi conto in tempo dell'overtraining.
I parametri fisiologici più frequentemente presi in considerazione per diagnosticare il sovrallenamento sono rappresentati da sempre, in quanto di facile controllo dalla misurazione al mattino e alla sera, dalla frequenza cardiaca e dalla pressione arteriosa.
Dalle alterazioni di questi semplici parametri si può evidenziare uno stato di sofferenza dell’organismo.
Risulta di vitale importanza tenere un diario degli allenamenti con all'interno i vari valori come la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, il numero di km percorsi o pesi sollevati (rendimento), le condizioni fisiche, i tempi di recupero ecc..

Quali sono i sintomi che si presentano?Quando si presentano?

I sintomi non sono specifici per questa condizione, e purtroppo si manifestano quando il sovrallenamento è a uno stadio avanzato.

Sintomi base:
- Perdita dell’appettito
- Diminuzione della soglia del dolore
- Aumento dei tempi di recupero
- Performance fisica ridotta
- Riduzione di tolleranza al carico allenante
- Diminuzione della forza muscolare
- Perdita di coordinazione

- Aumento della frequenza cardiaca
- Cambiamenti nella pressione sanguigna
- Cambiamenti della F.C. a riposo e durante l’esercizio
- Aumento della frequenza respiratoria
- Aumento del metabolismo basale
- Fatica Cronica
- Insonnia con e senza sudorazione notturna
- Anoressia nervosa
- Emicranie
- Tensione muscolare
- Sofferenza tendinea

Molti di questi sintomi rendono l'allenamento una INUTILITA'!

Altri sintomi:
- Diminuzione delle difese immunitarie e maggiore facilità a contrarre malattie
- Lenta guarigione da disturbi minori
- Riduzione totale del numero dei Linfociti
- Riattivazioni di infezioni virali da herpes
- Umore pessimo
- Stanchezza generale
- Irritabilità
- Perdita di autostima
- Depressione
- Apatia generale
- Instabilità emotiva
- Difficoltà di concentrazione
- Paura della competizione
- Cambiamenti di personalità
- Tendenza alla rinuncia quando c’è bagarre

Dove sono tutti i benefici dell'attività fisica?Lì abbiamo persi tutti!

Altri sintomi:
- Bilancio dell’azoto negativo
- Diminuzione dell’emoglobina
- Diminuzione del ferro sierico (sideremia)
- Diminuzione della ferritina
- Aumento della concentrazione urea
- Bassi livelli di testosterone
- Nelle donne ritardo del menarca

La nostra salute ne risentirà molto!

Concludo riportando delle regole generali utili per evitare questa condizione sfavorevole sia per la performance fisica, sia per la nostra salute.

1) Imparare ad ascoltare il proprio corpo, e concedersi periodi di riposo (capacità soggettive)
2) Se possibile realizzare un piano annuale/semestrale/trimestrale prevedendo allenamenti di diversa intensità, e il rispettivo recupero
3) Effettuare ad ogni allenamento la fase di riscaldamento, la fase di recupero e il defaticamento finale.
4) Avere un regolare ciclo sonno-veglia, con un adeguato numero di ore di sonno (7-8 ore)
5) Quando siete stanchi cercate di riposare.

Dopo la lettura di questo "articolo" sicuramente vi sorgerà una domanda "I calciatori che si allenano tutti i giorni e tante ore alla volta, come fanno?"
Vi lascio senza risposta, ma con una riflessione da fare....
- I calciatori fanno un altro lavoro?
- Come mangiano?
- Quanti integratori prendono?

Giuseppe Izzo

Nutrizionista e Istruttore Fitness